Adesso si trovava piegato in avanti, stremato, con le mani sporche di terra e tese verso il terreno, nell'intento di posizionare perfettamente il pallone sul dischetto del calcio di rigore.
La partita era quasi giunta al termine e il punteggio rimaneva bloccato sullo 0-0. Questo risultato avrebbe messo in dubbio la qualificazione del Waltersons United alla Competizione Europea; la squadra avrebbe dovuto ottenere una vittoria da questa partita per accedere ai preliminari dell'importante torneo. Inoltre, l'assenza di gol avrebbe decretato l'ennesima sconfitta per Ronnie Taylor, che contava su una sua ottima prestazione, al fine di concludere nel migliore dei modi la propria carriera. Come aveva seriamente deciso.
L'arbitro aveva da poco comunicato al suo assistente i 2 minuti di recupero assegnati, quando il difensore centrale del North Chanters aveva atterrato il numero 9 del Waltersons, all'interno della propria area. Non c'era alcun dubbio, era calcio di rigore. Proprio mentre l'arbitro indicava il dischetto, un boato assordante si liberò dagli spalti del Waltersons Park.
Ronnie Taylor si guardò intorno e vide tutti i suoi compagni esultare, mentre il portiere della squadra ospite stava continuando a imprecare contro il suo difensore centrale. Non sapeva cosa pensare, si rese solo conto dell'occasione ottenuta. Per la sua squadra e per se stesso.
I giocatori corsero in direzione dell'arbitro, protestando. Ma il rigore era sacrosanto. Le immagini in televisione, successivamente, avrebbero confermato il duro intervento del difensore, giustamente punito con un cartellino rosso, ai danni dell'attaccante della squadra di casa.
Gli attimi conseguenti al fischio dell'arbitro sembravano interminabili, presagio di una durissima decisione del Mister del Waltersons United, in merito alla scelta del tiratore che avrebbe potuto regalare una certezza in più alla qualificazione del Club. Ronnie rimaneva stordito, attento a osservare, uno per uno, le migliaia di volti sugli spalti, tutti nel delirio più completo, increduli e allo stesso tempo eccitati per l'occasione ottenuta.
Il giovane e promettente numero 10 della squadra giallo-blu, rivelazione di questo campionato, prese immediatamente in mano il pallone e si diresse verso il dischetto degli undici metri, sicuro di riuscire a mettere a segno l'ennesima rete della stagione, assicurando così al Waltersons l'ingresso nella storia del calcio internazionale.
Ronnie Taylor, anche se d'accordo con questa decisione, non poté non pensare a come sarebbe stato se avessero incaricato lui di battere il calcio di rigore. Sarebbe stato il perfetto riscatto di una carriera iniziata con i migliori auspici, ma andata un po' a spegnersi negli ultimi anni, a causa di una vita di eccessi; il definitivo sigillo a conclusione di un percorso difficile, ma terminato nel migliore dei modi, con la qualificazione alla Competizione Internazionale. Un obiettivo raggiunto.
Da persona leale quale era, digerì la scelta e incoraggiò il suo giovane compagno di squadra, pensando così al bene della squadra. La stessa squadra che aveva contato su di lui per anni e che l'aveva sempre sostenuto, nel bene e nel male. Il Club che condivideva i suoi stessi ideali e che, nel corso degli anni, lo aveva convinto ogni volta a rimanere, facendo così aumentare la stima, la fiducia e l'ammirazione reciproche tra lui e i tifosi.
Anche perché, quest'ultima partita non era stata giocata a livelli altissimi: Ronnie Taylor era risultato un po' discontinuo. Nel corso dei 90 minuti, c'erano stati un paio di deboli tiri in porta, qualche modesto uno-due, ma molti scatti sulla sua fascia sinistra e numerosi durissimi contrasti. Proprio così, la sua qualità più importante. Era un uomo di fatica e dove non riusciva la tecnica, subentravano la tenacia e l'orgoglio.
Inoltre, la famosa ala sinistra non era di certo conosciuta per la capacità di battere i calci di rigore. Nel corso degli anni, c'era stata qualche occasione; qualche volta la palla era finita in rete, qualche altra era stata ribattuta dal portiere, aveva colpito il palo o era terminata a fondo campo. Di certo non era diventato famoso per le sue realizzazioni dagli 11 metri.
Ronnie Taylor rivolse lo sguardo al suo compagno e al portiere avversario, uno di fronte all'altro, proprio mentre il suo Mister gli diede l'ordine di battere il calcio di rigore. Lui non capì e, per un attimo, non volle credere a quello che stava sentendo.
Il boato dagli spalti si fece ancora più assordante non appena i tifosi capirono i gesti dell'allenatore e le migliaia di volti iniziarono a gridare a gran voce il suo nome. Il giovane numero 10 si girò e, col pallone tra le mani, gli andò incontro, sorridendo. Gli si avvicinò, gli passò la palla e lo abbracciò.
A quel punto, Ronnie Taylor si rese conto dell'irripetibile possibilità concessagli. Ancora stordito, guardò il pallone stretto tra le mani e, lentamente, si diresse verso il dischetto bianco, all'interno dell'area avversaria, mentre l'arbitro stava attendendo col fischietto stretto tra le labbra.
Dopo aver trovato la perfetta posizione del pallone, si rialzò e guardò negli occhi il portiere avversario che, saldamente ancorato alla linea di porta, tentava di distrarlo con dei regolari movimenti delle braccia e delle gambe, sicuro di neutralizzare il tiro che avrebbe potuto decretare la sconfitta del North Chanters.
Fece qualche passo indietro per prendere la rincorsa e, passandosi la mano sulla fronte, ripensò all'opportunità che aveva nei suoi piedi. Il momento era arrivato e l'occasione non doveva essere sprecata. Ronnie Taylor doveva dimostrare a tutti, squadra, tifosi, avversari, famiglia, ma soprattutto a se stesso, che era ancora in grado di fare la differenza. Di essere qualcuno.
E proprio quel pensiero fu interrotto dal perentorio fischio dell'arbitro.
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