Aveva trascorso i suoi ultimi anni all'inferno e ora si trovava seduto all'interno dello spogliatoio, ascoltando le ultime indicazioni prima della partita. La sua ultima partita.
In passato era stato una buona ala sinistra, abituato a correre continuamente sulla fascia, attaccando e difendendo, per gli unici novanta minuti che lo facevano sentire realmente vivo.
Aveva cominciato da piccolo, quando il padre l'aveva visto rubare il pallone al fratello più grande, cercando di colpirlo in modo ancora leggermente scoordinato, ma carico di forza e voglia d'imparare.
Poi ci fu l'iscrizione nelle giovanili del Landsford Town e subito i primi traguardi raggiunti e le competizioni regionali vinte. Un percorso calcistico che qualsiasi ragazzino avrebbe voluto fare.
Qualche anno dopo, Ronnie Taylor salutò la sua famiglia e la sua città, per approdare nella Lega Maggiore: un grande sacrificio, con la speranza di vivere il suo sogno e di rivedere presto i suoi genitori e suo fratello.
C'era un rapporto speciale tra i due fratelli, non si erano mai separati per più di qualche giorno, e in quel momento sembrava che l'incantesimo si stesse rompendo. Lui, sempre impenetrabile, vide il fratello maggiore piangere, mentre la mano accennava un saluto; sapeva che, lontano da casa e da tutti i suoi punti di riferimento, ci sarebbero stati attimi in cui sarebbe scoppiato in lacrime senza alcun motivo.
Poi finalmente arrivò il giorno dell'esordio nella massima serie, vestendo i colori giallo-blu del Waltersons United; un po' imbarazzato e insicuro, non fece una prestazione brillante. Un paio di passaggi imprecisi, un goal sbagliato, ma qualche buon tiro in porta. Cosa più importante, i movimenti in campo furono giusti e l'allenatore si ritenne soddisfatto.
Col passare del tempo e i duri allenamenti, le prestazioni migliorarono e Ronnie si ritrovò sui più prestigiosi campi della nazione e dell'Europa. Non furono molti i titoli vinti e, nel corso degli anni, la squadra permaneva a metà classifica o al massimo rischiava di partecipare a qualche spareggio di fine campionato, con l'obiettivo di competere poi a livello internazionale.
Numerose furono le offerte di altri club per acquistare il giocatore, ma lui ogni volta decise di continuare a vestire i colori del Waltersons. Era la squadra che lo aveva accolto con grande entusiasmo, i tifosi impazzivano per lui e la società rimaneva ferma sui propri ideali, che contrastavano parecchio con le leggi di mercato del calcio moderno. E tanto era l'orgoglio che l'ala sinistra aveva nel cuore.
Adesso però era diverso.
Ronnie pensava ai suoi trentun anni e si rendeva conto di non aver mai ottenuto nessun grande successo in campo agonistico. Sicuramente c'erano l'ottimo stipendio e l'adorazione della Curva Nord, ma quello che mancava era il suo nome su qualche importante albo della Federazione.
Proprio per questo, nel corso degli ultimi anni, la depressione aveva preso il sopravvento e le prestazioni erano diventate sempre più incostanti; intere partite in cui il fiato non teneva più e i calci in porta sembravano deboli si alternavano a brevi ed istantanee prodezze che vedevano Ronnie protagonista di goal impossibili o perfetti uno-due col centrocampo, per poi piazzare il cross. Ma erano sempre più rari.
Continuava a pensare alla sua età e si sentiva vecchio. Vedeva i più giovani riprodurre i suoi movimenti, per poi superarlo. Erano gli stessi giovani con cui aveva imparato a divertirsi, cascando nel piacere dell'alcool, delle feste e delle belle donne, quasi dovendo rispettare il luogo comune di tutti i geni incompresi del calcio inglese.
Di certo, la morte della madre e la malattia del padre, avvenute negli ultimi cinque anni, non lo avevano aiutato ad uscire dal tunnel negativo in cui era precipitato. Rimpiangeva di non averli ringraziati abbastanza per tutti i sacrifici fatti, per i sabati passati al campo sportivo o davanti alla televisione a pagamento, guardando le sue prodezze, dall'età dei cinque anni ai ventiquattro. Troppo grande era per lui il peso che sentiva dentro, enorme la disarmante impossibilità di tornare indietro.
Il rapporto con il fratello era rimasto buono. Si vedevano non appena possibile e ne approfittavano per recuperare tutto il tempo perso. Come la prima volta, al momento della partenza, il più grande scoppiava in lacrime e il più piccolo rimaneva impassibile. Ora, differentemente da quel lontano primo distacco, risultava più facile evitare le lacrime rifugiandosi al pub, davanti a qualche una pinta di lager. Mandando giù la bevanda alcoolica, pensava a quanto brutto fosse stato l'aver perso la laurea e il matrimonio di quella persona così tanto vicina a lui, solo per la speranza di prendere tre punti o di ottenere un pareggio fuori casa.
Solo una settimana prima, grazie all'ultima vittoria in casa, il Waltersons United aveva ottenuto la possibilità di giocarsi la qualificazione alla Competizione Europea, per la prima volta nella storia del club. Questo traguardo sarebbe stato raggiunto solo con la vittoria della successiva partita di campionato, che sanciva la fine della stagione. L'ultima per Ronnie Taylor.
Questo aveva deciso. Si sentiva vecchio e da tempo rimandava il momento dell'addio. Forse per non porsi mai un obiettivo da raggiungere, forse per rimanere a lungo in quell'oblio che ormai lo stava inghiottendo. Magari avrebbe potuto dare ancora molto al mondo del calcio, ma la decisione era stata presa.
Avrebbe avuto una sola ed unica occasione per riprendersi gli anni migliori, in cui le sue magie facevano parlare tutti i giornali della nazione. Avrebbe dovuto disputare la migliore partita della sua carriera, da protagonista, trascinando il suo amato Walterson United verso la vittoria sul North Chanters.
La sua ultima possibilità di riscatto, dopo anni buttati via, incorniciati da rimorsi e rimpianti. Lo doveva a se stesso, ai suoi genitori, a suo fratello. Alla squadra, alla società che aveva sempre creduto in lui, anche nei momenti peggiori. A sua moglie. Sì, da poco si erano sposati e questa donna lo aveva fatto rinascere.
Ne era sempre più convinto e aveva tutto ben chiaro in testa, ora che l'allenatore invitava la squadra ad alzarsi dalle panchine e a scendere in campo.
E proprio attraversando il tunnel che conduceva al campo di gioco, inghiottito dal boato dei tifosi che avevano riempito completamente lo stadio, Ronnie Taylor ripensava alla sua famiglia, agli ultimi vent'anni della sua vita, mentre una lacrima gli scendeva sul viso.
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