Eccomi qui con una breve recensione della serata annunciata qualche mese fa.
Un concerto esplosivo quello dei Dropkick Murphys, nella tappa italiana del loro tour europeo 2010.
Lunedì 25 gennaio l'Alcatraz di Milano ha ospitato una grande serata a base di irish-punk e hardcore; la serata è stata aperta dai canadesi Mahones, che col loro irish-punk hanno fatto davvero un'ottima impressione, sicuramente più tirati rispetto all'impatto dei pezzi che si trovano in rete. All'incirca una mezz'ora di set per lasciare poi spazio ai Sick Of It All: gruppo che sinceramente non ho mai ascoltato, ma che dal vivo ha una potenza devastante. Cantante e chitarrista che non stanno fermi un secondo e gente che si sfascia sotto il palco.
Finiscono il set, cambio palco non molto rapido, luci spente e attacca The Foggy Dew di Sinead O'Connor coi Chieftains; sfuma l'intro, campanella che suona, Famous For Nothing e inizia il massacro. Subito veniamo inghiottiti nella folla, per quello che sarà non solo un concerto, ma anche una prestazione atletica di un certo livello.
I pezzi, che i bostoniani sparano, volano velocissimi senza inutili pause; pescano da tutta la loro discografia, costruendo una scaletta che include Echoes On "A." Street (che sognavo di sentire dal vivo), The Warriors Code, Forever, Never Forget, Fields Of Athenry e una grande The Dirty Glass con Stephanie Dougherty che compare sul palco a cantarla.
Il set finisce con Kiss Me, I'm Shitfaced mentre Ken Casey fa salire sul palco gran parte delle ragazze presenti in sala.
Le luci si spengono e il gruppo ritorna sul palco per finirci tutti con I'm Shipping Up To Boston, Skinhead On The MBTA e Boys On The Docks con la consueta invasione di palco, alla quale riesco fortunatamente a partecipare, grazie anche alla spinta di Max Rozzo.
Gran concerto e grande scaletta, mi spiace solo di non aver sentito The Torch e The Wild Rover.
Comunque 27 pezzi per circa un'ora e quaranta minuti di delirio. I Murphys sono delle macchine, tecnicamente ineccepibili e musicalmente potentissimi.
Unica pecca i tanti skinhead di destra presenti, a tratti davvero fastidiosi con i loro bracci tesi e cagate del genere; sia ben chiaro, un po' me l'aspettavo, per il semplice fatto che i DKM sono, secondo me erroneamente, a volte fraintesi da certa gente. Basta dare una letta ad alcuni forum o message board in rete.
Degno di nota però, il fatto che un paio di loro (uno con la maglietta di Radio Bandiera Nera) siano stati spintonati via dal palco o dalla prima fila da Al Barr e da Ken Casey, durante gli ultimi due pezzi. Io non ho visto coi miei occhi la scena perché ero sul palco, ma mi è stata riferita da persone che hanno assistito al fatto. Inoltre oggi ho letto qualche riga a riguardo tramite Google.
Questo di certo non mi ha rovinato una grandissima serata e un grandissimo concerto; è stata la prima volta (dopo anni) che li ho visti dal vivo e mi hanno confermato quello che ascoltando i dischi, leggendo i testi e guardando il dvd mi hanno sempre trasmesso: il fatto che sono una grande band e che riescono a creare un feeling mostruoso col pubblico, facendo sentire il fan parte di una famiglia. La loro famiglia.
Foto prese dall'album di Paolo Bianco
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