giovedì 29 aprile 2010

2000 FIRME PER URSUS


All'inizio di questo mese, è stata presentata l'iniziativa Salviamo L'Ursus, dalla Guardia Costiera Ausiliaria del Friuli Venezia Giulia; l'obiettivo è riuscire a recuperare Ursus, il pontone-gru costruito nel 1914 a Trieste, alto più di 80 metri, utilizzato in passato per l'edificazione portuale e costiera, e per la costruzione di progetti navali.
Al momento Ursus staziona nel Porto Vecchio di Trieste e in questi ultimi giorni è stato spostato presso la Stazione Marittima, per la manifestazione Expo Barca.
Visto lo stato di abbandono del grosso mezzo, è stata indetta una raccolta firme con lo scopo di sensibilizzare le istituzioni ed eventuali sponsor privati. Si spera così di poter salvare la storica gru, facendola diventare una vera e propria attrazione turistica; già un anno fa, Paolo Rovis ipotizzò il progetto di costruirci un ascensore che permettesse al pubblico di salire in cima alla gru per ammirare la città dall'alto.
Finora non è stato fatto nulla, tranne 10 mila euro stanziati dalla regione per rifare la carena, mettere in sicurezza lo scafo e poche altre operazioni di manutenzione.
Ad oggi le firme raccolte sono 2000, solo nei primi tre giorni. Durante questo fine settimana sarà possibile sottoscrivere la causa presso il Villaggio Bavisela, sulle Rive: giovedì dalle 16 alle 20, da venerdì a domenica dalle 10 alle 22.
La raccolta firme proseguirà fino ad ottobre, periodo in cui si svolgerà la Barcolana, famosa regata velica triestina.
Questa iniziativa è una grande occasione per poter valorizzare un simbolo che altrimenti potrebbe essere facilmente e stupidamente demolito.
Speriamo che chi di dovere ne prenda atto.

   

(Foto di repertorio)

lunedì 26 aprile 2010

PUGNI PER UNA SPOSA (THE CURRENT)


È stato pubblicato ieri, su Il Sole 24 Ore, un ampio estratto di un racconto di Ernest Hemingway, inedito in Italia, intitolato Pugni Per Una Sposa, che parla di amore e pugilato.
Ecco l'estratto:

Stuyvesant Byng fece un bel sorriso alla domestica che aprì la porta e, come d'abitudine quando Stuyvesant Byng faceva un bel sorriso, ricevette un sorriso di risposta.
«La signorina Dorothy sarà subito da lei, signor Stuyvesant. Posso prendere le sue cose?». Lo fissava con uno sguardo che andava oltre l'approvazione. In genere le donne Stuyvesant lo guardavano così. Quella sera, andando a casa di Dorothy Hadley, si era fermato a una cabina telefonica e due ragazze uscite dalla cabina accanto si erano date una gomitata mentre passava.
Stuyvesant Byng di questo era ignaro, ovvio. Non sapeva che in genere le donne lo fissavano e spesso facevano commenti su di lui, e stasera era particolarmente ignaro di tutto, perché stava andando a casa di Dorothy Hadley per uno scopo ben preciso. Stava andando a chiedere a Dorothy di sposarlo, e non era per niente sicuro di quale sarebbe stata la risposta.
Stuy aveva già chiesto ad altre ragazze di sposarlo. Una volta in una canoa al lago, complice la luna, e una volta in macchina, a più di cinquanta miglia all'ora con una mano sul volante. Ma se l'era sempre cavata, e suo fratello maggiore l'aveva salvato l'ultima volta. Vediamo un po'. L'ultima era ancora molto nitida. Le aveva chiesto di sposarlo sullo yacht di Harry. Ma aveva la luna dalla sua parte, anche lì; e non c'era mai stato nessun dubbio riguardo alla risposta. Stasera era diverso. Stava per chiedere a Dorothy Hadley di sposarlo, e aveva la sensazione che lei lo avrebbe respinto. (...)
«Di te penso tutto il bene di questo mondo, Stuy. Siamo sempre stati amici. Ma tu ti sei innamorato di venti ragazze nel frattempo. Non potresti mai essere innamorato sul serio di qualcuno. E a parte questo, sei troppo bello. Non potrei mai uscire e sentire la gente che dice: "Chi è quella ragazza con i capelli rossi assieme a quell'uomo meraviglioso, fantastico?"».
«Sei la ragazza più incantevole del mondo!» disse Stuy con fervore.
«Chissà quante volte l'hai detto, Stuy. Sei volubile, ragazzo mio. Sei incostante».
«Ti ho sempre amata Do, sin da quando eravamo piccoli. Ti amo da quando eri una bambina con i capelli rossi. È stato il centro della mia vita. È stata la corrente grande e forte. È come un fiume. La corrente continua sempre a scorrere, ma il vento in superficie crea delle crestine bianche, e potrebbe sembrare che il fiume scorra nella direzione opposta. Ma le crestine bianche sono solo in superficie. Sotto, la corrente scorre forte, sempre nella stessa direzione. Il mio amore per te è stata la corrente, e tutte le altre ragazze sono state solo piccole onde in superficie».
«Capisco. Ma capire non vuol dire crederci» disse Dorothy molto teneramente, e se Stuy l'avesse stretta tra le sue braccia la storia non sarebbe stata niente di che per il lettore. «Ma ti darò una possibilità. Non sei mai andato fino in fondo nelle cose. Scegli una cosa e trasformala in un successo assoluto, incondizionato. Dimostra di essere un campione, non un secondo classificato. Non essere sempre solo un concorrente, Stuy. E poi potrai venire a chiedermelo di nuovo».
«Negli affari, intendi?» disse Stuy afflitto.
«Non per forza. Non è più difficile di tante altre cose e comunque di soldi ne hai a volontà. Non sarebbe giusto guadagnarne altri. Qualcosa di difficile, Stuy. E trasformalo in un successo. Diventa un campione, ragazzo».
«Sarà fatto, Do, quant'è vero Iddio». Stuy era in piedi e teneva la mano di Dorothy nella sua manona. «Sarà fatto, Do. E poi...».
«Tornerai qui» finì Dorothy al posto suo, e lui uscì dalla stanza con la mente illuminata dal suo sorriso.
Arrivato nella sua stanza chiamò Sam Horne, il suo migliore amico. Sam era uscito. «Gli dica di venire non appena rientra. È molto importante». Stuy riattaccò e cominciò a camminare avanti e indietro. Dopo un po' andò alla credenzina dei liquori e si versò un drink. Proprio in quel momento Sam Horne piombò dentro.
«Che vuoi da me a quest'ora della notte? Sei impazzito, Bingo? Bevi solo soletto, eh? Beh, rimediamo subito. Dov'è un altro bicchiere? Che succede? Confessa tutto a zio Sam. Qualche ragazza ha accettato di sposarti?». Avvolse il bicchiere con la mano e mise i piedi sul tavolino. Stuy gli spiegò tutto.
Sam si versò un altro drink, e quando Stuy si allungò per prendere la bottiglia le dita di Sam si strinsero intorno a essa. «Non è per te, ragazzo mio. Questa roba fa diventare campioni solo di alza-il-gomito. Vediamo un po'. A tennis non ce la potresti mai fare. Una volta avresti potuto farcela a golf, ma ora non più. Di polo non se ne parla».
«Dimentichi una cosa, vecchio saggio» disse Stuy.
«No, non l'ho dimenticata. Sai cos'ha detto di te Dawson l'ultima volta che sei andato ad allenarti al club. "Se il signor Byng cominciasse a fare sul serio oggi sul ring non c'è nessuno che potrebbe reggere il confronto con lui al limite delle 154 libbre"».
«Lei ha detto... qualcosa di difficile» disse Stuy pensieroso.
«Eccome se è difficile, eccome. È lo sport più difficile, più schifoso, il peggiore del mondo caro Stuy Bingo» replicò Sam.
Stuy si alzò e assunse una posizione da combattimento. «Che ne dici di Slam Bing come nome di battaglia, Samivel? Davanti a te, figliolo, hai Slam Bing (l'ex Stuyvesant Byng), il futuro campione mondiale di pugilato nei pesi medi» disse Stuy con tono solenne. (...)
I primi otto mesi furono tremendi. Stuy aveva sempre odiato l'idea di combattere, odiava l'idea di prenderle e sudava sempre freddo prima di scavalcare le corde.
Surclassò nettamente i primi uomini con cui combatté negli incontri preliminari. Ma odiava la cosa nell'insieme. Lo spogliatoio puzzolente, la folla, l'aria viziata delle sale piene di fumo in cui combatteva, la puzza di tutto, e le facce che brillavano bianche e rosse dai posti a bordo ring che detestava.
Sam Horne e il vecchio Dawson, che era stato sparring partner di FitzSimmons, erano sempre con lui. Dawson decideva con chi si doveva scontrare, lo allenava e lo consigliava. Sam sventolava l'asciugamano per fargli entrare l'aria nei polmoni tra un round e l'altro, mentre Dawson gli passava la spugna sulla faccia e sul petto e gli strofinava le gambe e gli massaggiava le braccia e le cosce e gli dava un mare di dritte all'orecchio. Stuy vinse tutti i primi combattimenti.
Dopo le prime vittorie schiaccianti ebbe il suo primo occhio nero, e provò il brivido del knock-out. Quella sensazione ineguagliabile che si ha quando il pugno, con un tempismo perfetto, va a segno, e l'uomo che ti ha tempestato di botte scivola giù sul tappeto di tela resinata privo di sensi.
E una sera, dopo otto round di accanito combattimento, il destro di Stuy si scaricò sulla mascella di un certo signore ebreo con un nome irlandese. Poi Stuy si chinò, gli mise i guantoni sotto le ascelle e lo portò, privo di sensi, nel suo angolo mentre l'auditorium affollato urlava e acclamava Slam Bing. Si rese conto di essere vicino alla vetta. (...)
Con McGibbons Stuy incontrava il campione della categoria e uno dei più grandi e strani pugili che fossero mai saliti sul quadrato. In realtà era irlandese, cosa rara per un pugile al giorno d'oggi, ed era tozzo, con la faccia da scimmia e le braccia lunghe come un gorilla. Nessuno l'aveva mai messo al tappeto, tanto meno ko, e in tutte e due le mani aveva la pozione letale del ko. Conosceva a memoria ogni singolo trucco dell'arte del ring e non vedeva perché non dovesse mantenere il primato per anni a venire. Quando il suo manager gli parlò di un match con Stuy, la sua brutta faccia da scimmione fu distorta da un ghigno malefico che metteva in mostra i canini. (...)
Durante i preliminari, Dawson, Sam e Stuy erano su nello spogliatoio di Stuy.
«Come va, Mr. Byng?».
«Tutto a posto, Alec. È solo che mi sento come se volessi annullare tutto e ho una paura da morire e potrebbero cedermi le ginocchia. Non combatterò mai più, Alec». Stuy aveva i pantaloncini e le scarpette da combattimento, ed era avvolto nell'accappatoio.
«Va tutto bene, signor Byng. Ma tienilo lontano col sinistro, e non essere sicuro di averlo steso finché non senti contare l'arbitro. Attento a non farti ingannare se fa finta che non è in forma. Evita il corpo a corpo. E sta lontano da lui! Evita il corpo a corpo». (...)
Sam, che era sparito, si affacciò dalla porta. «Forza. È arrivata la nostra ora. Ho una sorpresa per te, Stuy. Quando entri guarda dove sono sedute le donne, pugno d'oro. Chissà che non ti salti all'occhio una macchia di colore».
«Chi ti ha detto di portarla qui, cretino che non sei altro? Non volevo nemmeno che lo venisse a sapere finché non era tutto finito. E se mi abbatte con un colpo in testa?». Era così arrabbiato che non si accorse di dove andava e urtò gli spettatori in fondo alla grande arena al coperto.
«È tutto a posto. Lei sa tutto. È qui col padre. Le ho spiegato tutto, di te, della "cosa difficile" e tutto quanto».
Percorsero un lungo corridoio in discesa che portava al ring in mezzo a un boato di applausi di tutto il pubblico, inframmezzati da urla del tipo «Slam, spacca tutto!», «Dài, che lo stendi!», «Fai fuori lo Scimmione!». Sam arrivò allo sgabello passando tra le corde e Stuy, dopo essersi inchinato, si sedette e andò all'indietro con la schiena, cercando con gli occhi tra la folla.
«Là sotto» indicò Sam. «Sei cieco? Falle un segno con la mano!». Stuy fece un segno dove vedeva lo splendore dei capelli di Dorothy e una chiazza bianca che doveva essere la faccia.
Quando suonò il gong si ritrasse di fronte all'attacco violento dello Scimmione. Adesso vedeva solo da un occhio, ma non si arrischiò a reagire. La folla reclamava a gran voce il ko. Dopo l'ennesimo spietato avventarsi dello Scimmione, lui scivolò sulle ginocchia e sentì contare l'arbitro. Si alzò al sette, con le braccia lungo i fianchi che oscillavano. Lo Scimmione si avvicinò per finire il lavoro. Partì il pugno e il destro di Stuy venne su come un lampo da sotto la vita e si schiantò sulla mascella dello Scimmione con la forza di un battipalo. La faccia dello Scimmione si contorse e, mentre cascava, Stuy lo beccò di nuovo con una sventola. L'arbitro contò fino a dieci, avrebbe potuto contare fino a cento, e poi portò in alto il guantone destro di Stuy. Stuy fece un bel sorriso per la prima volta dopo tanto tempo.
L'auditorium era una gabbia di matti. Diretti al ring, una ragazza con i capelli rossi e un signore vestito elegante cercavano di passare tra la folla accalcata.
Stuy scese attraverso le corde e Dorothy fu tra le sue braccia. «Oh Stuy! Sei così incantevole con la faccia fracassata e tutta piena di sangue. E ti amo da impazzire. Perché ti sei messo a combattere? Ma ti amo, Stuy. E oh Stuy, non combatterai mai più, vero?». Lui la strinse forte a sé e sulla sua faccia martoriata spuntò un bel sorriso. «Sta' tranquilla, amore. Sta' tranquilla».

Ernest Hemingway
(Traduzione di Roberta Miraglia)
© 1985 Oxford University Press
Previous unpublished materials by Ernest Hemingway © 1985 by Mary, John, Patrick and Gregory Hemingway
Per gentile concessione di Arnoldo Mondadori Editore
© RIPRODUZIONE RISERVATA


Qua il link all'articolo su Il Sole 24 Ore
Qua il link all'articolo con qualche notizia sul racconto

mercoledì 21 aprile 2010

VENTIQUATTROSETTE (24 7: TWENTY FOUR SEVEN)


Ventiquattrosette è un film diretto dal regista inglese Shane Meadows ed è uscito nelle sale nel 1997.
Questo suo primo lungometraggio ci racconta la storia del sognatore Alan Darcy (Bob Hoskins) che non può sopportare l'idea che i giovani, di uno dei tanti paesi delle Midlands inglesi, passino 24 ore al giorno, per 7 giorni alla settimana, nella più totale noia e pigrizia della loro vita; molto spesso condita da criminalità, tossicodipendenza e pericolosa vita di strada.
La sua tenacia lo porta a far rinascere un club di pugilato, cercando di coinvolgervi i giovani ragazzi. Molte volte anche costringendoli.
Della trama, ovviamente, non vi dico altro.
Shane Meadows ci presenta questo film interamente in bianco e nero; l'effetto dà alla storia un sapore d'altri tempi e la rende una fiaba moderna.
Al contrario però, il tutto risulta estremamente realistico (come il regista ci ha abituato); sarà forse per le storie tremendamente comuni e per il degrado che ne risalta.
L'occhio di Meadows contribuisce molto a questo realismo, cercando di osservare le storie dei singoli personaggi che compaiono, in modo per nulla distaccato, anzi tentando di avvicinarsi il più possibile allo squallore, ma anche alla speranza di un futuro.
C'è da dire che il binomio "pugilato-riscatto sociale" non è una novità nel mondo cinematografico; l'originalità di Ventiquattrosette però, sta nella sua completezza e nella capacità di rendere uniche quelle vite che, all'apparenza, sembrano tutte uguali.
Anche i soliti cliché del sudore, della polvere, della sporcizia della palestra, della povertà del pugilato, qui sembrano avere nuova vita; non appartengono a eroi o a campioni, ma diventano parte integrante della vita di molte persone, dando un senso nuovo a quel 24 7.
Grazie alle scelte del regista, il film risulta drammatico, poetico, comico, tragico, romantico.
Avrete capito che sono un fan di Shane Meadows.
Credo che sia difficile non esserlo.


Di seguito il trailer inglese di Ventiquattrosette:

venerdì 16 aprile 2010

RINGO STARR VS IL VATICANO


In data 10 aprile 2010, l'Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede, ha pubblicato un articolo scritto da Vallini-Fiorentino, con il quale riabilita i Beatles, a quarant'anni esatti dallo scioglimento del famoso quartetto di Liverpool. Dalle righe si legge che, nonostante i comportamenti spesso sbagliati e le parole pesanti dichiarate (vedi John Lennon e Gesù), i Beatles hanno lasciato un segno indelebile e le loro melodie rimangono come gioielli preziosi.
Il buon vecchio Ringo Starr, durante un'intervista per la Cnn, ha lasciato intendere che la cosa non gli importa e ha dichiarato che «il Vaticano avrebbe molto altro di cui parlare, invece che dei Beatles».
Non posso far altro che essere d'accordo con lui.
La Chiesa cerca forse di avvicinare un pubblico giovane con queste dichiarazioni?
Mah.
Come dice sempre Ringo:
Peace & Love

Qua trovate lo spezzone dell'intervista a Ringo Starr
Qua l'articolo dell'Osservatore Romano

giovedì 15 aprile 2010

HORMONAS AL TETRIS


I veneti Hormonas ci presenteranno domani, venerdì 16 aprile, il loro nuovo disco A Belly Full O' Tears, condito dal loro inconfondibile blues sporco, malato e onirico.
Il concerto si terrà al Tetris.


Qua potete ascoltare qualche brano degli Hormonas in streaming

martedì 13 aprile 2010

MOTO MORINI E IL MILIONE DI POSTI DI LAVORO


Notizia di oggi è che, a quanto pare, la Nuova Garelli S.p.A. voglia acquisire la Moto Morini, azienda in crisi, per 2,9 milioni di euro.
Già da tempo c'è una cordata d'imprenditori canadesi interessata a rilevare il marchio.
La Nuova Garelli è di proprietà di Paolo Berlusconi, fratello del nostro premier Silvio Berlusconi, e a quanto pare ha fatto un'offerta molto più consistente, dirottando le trattative nella sua direzione.
Le informazioni dicono che, conseguentemente a questa eventuale acquisizione, sia probabile una consistente di riduzione di unità di forza lavoro, attualmente di settanta lavoratori circa.
Gli addetti ai lavori hanno già fatto affidamento al famigerato milione di posti di lavoro, promesso tempo addietro dal fratello maggiore.
Senza dimenticare che oggi il marchio Garelli serve principalmente a sponsorizzare, tramite televendite, mezzi prodotti in Cina dalla Baotian Motorcycle Company.
E che dal 2007 è fornitore ufficiale dell'A.C. Milan.
Io nel frattempo rimpiango mezzi come questo:

MOTO GUZZI KASSANDRA SPECIAL PER ALLEVIARE LA CRISI


Ecco qua un classico esempio di ingegno, iniziativa e buon gusto.

Ho scoperto qualche giorno fa questa creazione su un sito web e subito mi sono incuriosito; conoscendo benissimo il modello di partenza, sono stato colpito dalla bellezza delle modifiche apportate che, a mio parere, danno alla nuova V7 quello che le manca nella versione di serie.

Ho pensato bene di contattare il proprietario, per farmi raccontare il lavoro svolto. Lascio quindi la parola a lui, Milos:


"La moto in questione nasce dall'esigenza di guidare una moto retrò ma, perché no, anche con un po' l'aria arrogante.

L'acquisto di questa Moto Guzzi V7 Cafè, a mio parere molto costosa, è stato molto combattuto, sia per la crisi che ormai attanaglia l'Italia sia per le critiche delle tante persone che mi hanno accompagnato in questo cammino, che vedevano in tutta questa realizzazione ben poco di buono rispetto a moto molto più moderne ed effettivamente meno costose.
La moto originale è ispirata alla mitica V7 Sport, modello che nel 1969 stabilì il record di velocità di 218,426 Km/h.

Esce dalla casa Guzzi con un color verde Legnano che la contraddistingue da tutte, un motore bicilindrico trasversale a V di 90° da 744 cc, della potenza di 50 CV.



La potenza non è il vero asso nella manica di questo bicilindrico, ma nell'insieme la moto ha del fascino dovuto alla linea retrò che a mio parere la casa costruttrice Guzzi non è riuscita a tirar del tutto fuori.

Così ispirandomi alle vecchie, ma vere cafè racer, inizio ad elaborare una immagine più "monella" della mia moto!

In realtà le modifiche effettuate non sono state molto laboriose, ma utili per cambiarle quell'immagine con poco carattere che aveva.



Quando vagavo per le immagini di Google scrivendo la parola "cafè racer", mi imbattevo in realizzazioni veramente kustom, ed anche io volevo realizzare qualcosa di speciale, qualcosa che andasse contro tutte le critiche, contro la crisi e contro quell'immagine goffa che la casa Moto Guzzi aveva dato alle vesti di questa moto.

Molte sere sono stato su internet a guardare centinaia di foto per scorgere le migliori modifiche che gli altri utenti erano riusciti a realizzare.

Ho passato molto tempo a capire cosa fosse giusto fare sulla moto, a quel posteriore così grintoso, ma quasi soffocato da quel parafangone che montava in origine. Per non parlare degli specchietti alti e ingombranti.



Aiutato dalle tante foto viste su internet e sulle riviste, dalla sacrosanta birra e dalla inconfondibile musica rockabilly, iniziai pezzo pezzo a smontare tutto quello che per me non apparteneva alla moto che volevo raggiungere.

Capii che dopo aver speso tanti soldi in una moto così costosa, non potevo permettermi di spenderne altrettanti per avere una realizzazione in qualche officina kustom specializzata del posto.

Così iniziai una vera e propria ricerca di parti belle, speciali, ma poco costose per la mia cafè racer.

Ammetto che ho trascorso più tempo a trovare la giusta lavorazione, a trovare il giusto articolo da montare, che tutta la realizzazione in sé per sé!

Credo che questo mio lungo ponderare mi abbia permesso di fare una moto così particolare, a mio parere carina, con una spesa contenuta.

Dopo qualche birra ho cercato l'ispirazione per il nome, e devo dire che non conosco nessuna pin-up con un simile nome, ma a mio avviso è il migliore che le potessi dare...... Kassandra!



Mentre vago con Kassandra per la città, per i motoraduni o semplicemente a spasso con la mia fidanzata, noto interesse tra le persone e dentro di me sono contento; non solo perché stanno guardando la mia moto, ma perché stanno guardando una Cafè Racer!!!



Sono poi rimasto davvero colpito dalla spesa davvero contenuta.

Pochi euro spesi davvero bene, per conferire tanta personalità e stile ad una moto.

Una Moto Guzzi.

Come dovrebbe essere.

Per far volare ancora in alto la famosa Aquila.



Qua trovate anche un video della Moto Guzzi V7 Kassandra

lunedì 12 aprile 2010

SMOCACCINO


La bevanda ideale.
Una grande trovata imprenditoriale, che forse qualcuno ha già sperimentato.
Di certo non così spudoratamente.
Pensateci e preparatevi ad essere ricchi.
O dipendenti.


Di seguito la ricetta segreta dello Smocaccino:

sabato 10 aprile 2010

CASS


Cass è il film che parla della vita di Cass Pennant, tifoso del West Ham United, nonché fondatore del gruppo di supporters della medesima squadra, la temutissima Inter City Firm (I.C.F.), che ha messo a ferro e fuoco gran parte dell'Inghilterra negli anni settanta e ottanta.
Il film è diretto da Jon S. Baird (già visto su It's A Casual Life) ed è uscito nel 2008.
Abbastanza ben girato, racconta la storia di Pennant dalla nascita, alle prime partite allo stadio, agli scontri, al carcere, fino ad una dura scelta.
Inoltre, nel sottofondo di un Inghilterra guidata dalla Tatcher si vede anche il cambiamento stilistico della cultura degli hooligans.
La pellicola riesce ad emanare un effetto davvero realistico e il film risulta davvero "British".
Per certe cose un po' scontato, per me è comunque un gran bel film, forse proprio per quell'atmosfera assolutamente inglese che lo copre dall'inizio alla fine.
Molto bella anche la colonna sonora, con molti pezzi ska, skinhead reggae e mod revival, come ad esempio Madness, Desmond Dekker, Jam, The English Beat.
Per quanto riguarda la fedeltà del racconto alla vita del protagonista, non so dirvi molto; so che Cass Pennant ha scritto un po' di libri (tra cui Cass da cui è stato tratto il film), ma non ho ancora avuto modo di leggerli.
So che c'è una versione in dvd, ma non ho idea se abbia o meno i sottotitoli nella nostra lingua; io l'ho trovato in rete in lingua originale, coi sottotitoli in italiano.
Da vedere, che siate o meno appassionati di calcio.


Sotto trovate il trailer inglese di Cass:

martedì 6 aprile 2010

LA BOTTA IN TESTA


La Botta In Testa è il libro biografico del famoso pugile triestino Tiberio Mitri, morto tragicamente nel 2001.
Questo volume può essere considerato un'autobiografia, in quanto fu dettato proprio dallo stesso pugile, ad un giornalista che rimane ad oggi anonimo.
Fu pubblicato per la prima volta nel 1967 e la casa editrice Limina ha pensato bene di renderlo disponibile al pubblico nel 2006; un totale di 300 pagine scarse suddivise in 31 capitoli, la nota introduttiva di Massimo Raffaeli, 15 € il prezzo di copertina.
Nel libro, Mitri inizia raccontando la sua infanzia a Trieste, tra vita di quartiere e confronti coi coetanei, per poi passare alla scoperta del pugilato, alla carriera professionistica, al matrimonio, alla scoperta dell'America, al ritorno in Italia, al tentativo nel mondo del cinema.
È un'autobiografia che sa di romanzo: la bellezza del volume sta nella presenza continua di flashback, nello spazio e nel tempo, che creano un ritmo molto vivo e riescono a tenere il lettore molto sveglio e concentrato.
I momenti raccontati nel presente sono stampati in corsivo e rappresentano la riflessione, il rivivere il ricordo; i momenti raccontati nel passato sembrano proprio dei colpi che arrivano alla testa del pugile, e per questo fanno male.
Un bel libro, che mette in evidenza la personalità del pugile, ne racconta le grandi imprese, ne sottolinea l'incapacità di riuscire a sostenere troppe pressioni contemporaneamente; d'altro canto, pagina dopo pagina, appare delineata anche la situazione della città di Trieste di quegli anni, raccontata da una persona che ha vissuto personalmente quel periodo.
Una biografia decisamente interessante, tante storie in un'unica storia, una vita incredibile che, come poche altre, può essere vissuta da pochi uomini; ed è proprio per questo che loro vengono poi ricordati.
Dedico questo libro ai pugili arrivati e a quelli mancati.
A tutti gli Atleti che nello Sport credono di aver trovato la via di scampo.
Agli uomini che nella vita cercano se stessi, per tutta la vita.
A coloro che credono di aver trovato la «strada», ma che per il solito imprevisto la perdono.
In fondo, lo dedico ai diseredati come me, che pur emergendo sono tornati alle origini.
Tutto ciò che si crea con fatica in una vita, si può distruggere in dieci secondi.

Tiberio Mitri

Colgo inoltre l'occasione per avvisare i lettori che Luca Argentero interpreterà Tiberio Mitri nella fiction Un Pugno E Un Bacio, che già vi avevo anticipato precedentemente.


Qua il link alla pagina della casa editrice
Qua la fonte riguardo la fiction