sabato 5 dicembre 2009

E PARTIVA L'EMIGRANTE



Sembra un luogo comune, ma non ho mai avuto un grande rapporto con mio padre.
Mio padre non mi ha mai dimostrato il suo affetto in modo limpido, quasi volesse così farmi crescere senza eccessiva protezione, al fine di rendermi più indipendente e forte.
Mio padre non si è mai interessato molto alla mia carriera scolastica, qualche volta mi ha aiutato a fare i compiti, ora probabilmente non sa se io sia ancora all'università o meno.
Mio padre non mi ha mai parlato col cuore in mano e non l'ho mai visto essere triste per una mia partenza, nemmeno quando decisi di cambiare regione per iniziare l'università.
Mio padre non si è mai interessato ai miei problemi e non ha mai condiviso i miei ideali; non approva il mio essere critico e ama profondamente il suo paese. Più volte mi ha detto "vai se non ti va bene o rimani e cerca di cambiare tu questo posto".
Mio padre non sopporta più il lavoro che da una vita continua a fare e non riesce a pensare minimamente di cambiarlo; maledice la volta in cui ha rifiutato un posto in banca e dice a me di non commettere lo stesso errore.
Mio padre non riesce ad essere muto davanti alla tv e bestemmia quando vede dei falliti su di un'isola lontana; in cuor suo vede quell'isola come un miraggio e dice che un giorno anche lui andrà su un'isola. Ma ora non vuole prendere un aereo perchè vorrebbe dire lasciare il lavoro.
Mio padre non è mai stato in carcere e secondo me non ci andrà mai; conosce parecchie persone che, a mio parere, lo meriterebbero, ma per una cosa o per l'altra si ritrovano a fare lavori migliori del suo.
Mio padre non mi ha mai dato consigli su cosa fare e su come vivere, probabilmente non mi aiuterà nel trovare un lavoro, una volta finita la mia seconda laurea.
Mio padre non mi ha mai detto di scendere a compromessi.
Mio padre non crede di aver fallito, lui dice di poter camminare ogni giorno a testa alta e critica un sistema che lui non ha voluto creare; dice che avrebbe voluto un futuro diverso per me, ma sa di non avermi fatto mancare mai nulla. In tanti non ci sono riusciti. E non mi ha mai detto di non lottare per quello in cui credo.
Mio padre, come dicevo prima, non approva il mio essere critico, ma non mi ha mai detto di tacere o di tenere per me quello che penso, per paura che questo possa dare fastidio a qualcuno.
Mio padre non è così forte come vuole dimostrare e le sue sofferenze le ha riversate direttamente nel suo equilibrio mentale, creando delle situazioni poco piacevoli, per se stesso e per la sua famiglia.
Mio padre non sa quali siano le mie idee e non crede che io la pensi come lui.
Mio padre non vuole che le sue sofferenze diventino le mie e non si preoccupa per la mia testardaggine, spera mi possa aiutare a non assecondare le sue amarezze.
Mio padre non è laureato in sociologia e non è mai stato direttore generale di un'università privata o di una televisione pubblica statale.

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