domenica 18 ottobre 2009

TAPPA ALL'ACE CAFE


Eccomi di ritorno dalle brevi ferie e, come sperato, arrivo nuovamente in Italia a missione compiuta: sono riuscito a fare una tappa al leggendario Ace Cafe di Londra, dopo due giorni passati a visitare in lungo e in largo la capitale.
Che dire, il posto fa davvero un effetto strano, già avvicinandosi al parcheggio antistante si percepisce un'aria carica di storia e di fascino. Ma andiamo con ordine.
Dopo un veloce e doveroso passaggio contemplativo ad Abbey Road, ritorniamo al primo interscambio dell'Underground che poi ci porterà alla fermata di Stonebridge; il tragitto fino alla stazione dura circa una quarantina di minuti tra linea sotterranea e linea all'aperto, purtroppo è buio e fuori non si vede molto.
Arriviamo alla fermata e seguiamo le perfette indicazioni stampate direttamente dal sito web del locale; percorriamo qualche metro lungo la North Circular Road e ai bordi si notano dei cancelli con su delle sagome in ferro raffiguranti delle moto che corrono, già qui si percepisce un'atmosfera speciale.
Qualche altro metro e subito sulla destra appare l'Ace Cafe illuminato; una torretta più alta con l'orologio, le insegne, il parcheggio davanti con diverse moto parcheggiate e alcuni motociclisti che parlano tra loro.
Io entro in modalità "giapponese in Italia" e parto subito con una scarica di foto ai mezzi parcheggiati; la cosa che mi stupisce è che non sono neanche le 9 PM e il piazzale si dev'essere già svuotato. Questa sera c'è la finale della Brit bike night with Triumph ("Triumph of the year" grand final) + Royal Enfield OC e dovrebbe durare fino alle 11 PM; in realtà al nostro arrivo non sono rimaste molte moto.
Fotografo velocemente le Triumph più interessanti e scambio due parole col proprietario di uno splendido esemplare (presumo sia il vincitore); mi dice che vorrebbe prima o poi venire in Italia, magari in moto, e che anche lui da giovane aveva una Moto Guzzi.
Il tipo accende e parte.
A questo punto decido di entrare; l'emozione è forte davvero.


Il posto è tutto bianco-nero-giallo, un lungo bancone, parecchi tavoli e in fondo un palco con due Triumph e una Bsa in esposizione; il colpo d'occhio è micidiale, pensare che più di quarant'anni fa qui è nato un movimento. Che storia.
Chiedo gentilmente al barista se è possibile scattare foto e comincio a immortalare ogni singolo angolo; ogni cosa mi sembra interessante, dal pavimento, alle luci, ai menù, alle lavagne con su scritto quello che servono, alle spine della birra, alla cucina, ai tavoli, ai tanti motociclisti che sono presenti.


Proseguo fino in fondo alla sala, vicino al palco, e vedo un intero muro con riproduzioni di giornali e riviste dell'epoca che fanno riferimento alle gang, alle risse, alle motociclette veloci, alle giacche di pelle; una bomba.
Giro ancora lo sguardo e vedo l'angolo del negozio; c'è di tutto, maglie, felpe, toppe, spille, tazze, posacenere, adesivi, vecchie riviste specializzate, libri, proprio di tutto; dò un'occhiata veloce e decido di ripassarci dopo la cena.


Ci sediamo al tavolo, consultiamo il menù e ordiniamo; 48 GBP in quattro e un piatto che io non riesco a finire: bistecca, 2 uova, piselli, cipolla, patate, pomodoro grigliato. Una sfida impossibile, il tutto aiutato da una pinta di birra chiara.
Mi alzo in cerca del bagno; è al piano di sopra. Faccio le scale e subito trovo un corridoio che attraversa l'intero locale: è interamente tappezzato di foto e articoli che ricostruiscono la storia del Ace Cafe e dei movimenti dei Mods e dei Rockers. Perdo almeno una quindicina di minuti a osservare tutto e poi vado in bagno; entrarci è un vero abbaglio, le pareti sono prevalentemente a scacchi bianco-neri.
Ritorno al piano inferiore e mi fermo ancora un po' a contemplare l'ambiente circostante.
E' quasi il momento di andarsene e quindi ne approfitto per acquistare i souvenir dell'Ace: per un totale di una ventina di sterline, mi porto a casa maglietta, toppa e tazza da colazione. Sono tentato dal comprare il libro "Skins", poi penso che devo fare il biglietto per raggiungere l'aeroporto il giorno dopo.
Ritorno al tavolo, finisco la birra, ci alziamo e ce ne andiamo.


Una tappa fondamentale per un appassionato.
Al di là del discorso motociclistico, mi ha colpito il fatto di essere in un posto che chissà che vicende ha vissuto, che moto ha visto passare, che storie di gang e vita di strada ha generato; una cosa troppo affascinante, un viaggio in un periodo in cui la moto era strettamente collegata ad uno stile di vita. Condivisibile o meno, ma comunque pieno di significato.
Ritorno a casa con un sevizio fotografico, magari non di qualità eccelsa, ma sicuramente rappresentativo di quello che io ho provato visitando l'Ace Cafe.
Ora la speranza è di tornarci presto, magari in moto.
Potete trovare l'intero reportage fotografico qui.

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